La Vita come un Rito

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Il modo di vivere ordinario è fortemente condizionato dall’esperienza del tempo lineare, il tempo che fugge continuamente in avanti e da cui si ritiene, dalla gran parte degli uomini, di non poter sfuggire alla sua morsa.

Ne deriva uno stato d’ansia, spesso mal celato, per tutto ciò che riguarda il futuro, nei riguardi del quale si nutrono varie aspettative di ogni genere, che se non vengono realizzate danno adito a stati emotivi di delusione e di tristezza.

Così come si è sviluppato da alcuni secoli il mondo moderno, il modo faustiano di programmare e organizzare la vita entro schemi ben determinati e rigidi, ritenendo, secondo la formula del filosofo tedesco Hegel, che “tutto ciò che è reale è razionale, e tutto ciò che è razionale è reale”, ha condotto l’umanità attuale all’asservimento verso la tecnica e alla economia capitalistica, vicolo cieco che esclude il senso del Mistero e del Sacro, che esiste tanto nel Cuore dell’uomo, che in tutto l’Universo.

Da più parti, però, si sente da un pò di tempo l’esigenza di dare un senso alle cose e alla propria esistenza, la quale diviene sempre più arida se legata unicamente a tutto ciò che è esteriore e vuota forma; alcuni cominciano a capire che “non di solo pane vive l’uomo”, ma al di là dell’insegnamento della Religione, il quale pur essendo valido nella sua sostanza, viene vissuto dai più come una esperienza sentimentale, è necessario ed urgente, in questa fase di chiusura di un ciclo cosmico, comprendere con il Cuore che “la lettera uccide” e che tutto ciò che attiene ad una esistenza in cui vale più l’apparire che l’Essere, va abbandonato!

Il termine sanscrito “karma” di solito viene tradotto con “azione”, ma il vero senso è quello di “azione rituale”, intendendo in tal modo l’agire retto dell’uomo quello conforme al “Dharma” la Legge Divina che regge l’Universo.

L’atto rituale non è solo quello dei Riti religiosi, ma anche il diverso modo di agire dell’uomo che intende conformare la propria esistenza alla Legge Divina che regge l’Universo e tutte le cose.

Sorge a questo punto la domanda: come può essere possibile per l’uomo moderno, così preso dagli affanni della vita quotidiana e dai condizionamenti così fortemente pressanti della società moderna, improntata tutta al materialismo dominante, rendere la propria vita come un Rito?

“Non a tutti è dato di intendere”,sono le parole del Signore Gesù, poiché esiste una naturale gerarchia tra gli uomini, che gli antichi Egizi espressero nel simbolo della Piramide; vi sono molti che vedendo non vedono che ascoltando non ascoltano, perché immersi nella sola dimensione materiale della vita, mentre ve ne sono altri, oggi molto pochi, che potrebbero vedere e comprendere, a condizione però che giungano a mettere in discussione tutta la propria esistenza.

L’elemento determinante per un cambiamento di rotta, è saper comprendere in profondità il momento di Grazia in cui si manifesta una crisi interiore, nei riguardi della quale i più la ritengono un fatto negativo e disturbante, mentre in realtà si tratta di un forte appello che proviene da una dimensione superiore alla coscienza ordinaria.

Uno dei delitti maggiori che la società moderna ha commesso è l’aver ucciso il silenzio!

Si è avvolti in un clamore e in un frastuono continuo che proviene dai mezzi di locomozione, dalla televisione, dagli spettacoli di calcio e delle canzoni nelle piazze e nelle discoteche, ovunque c’è una radio accesa… Sembra proprio che si voglia impedire tanto l’ascolto dei suoni della Natura, che la propria voce interiore, in modo da rendere la vita della grande maggioranza degli individui meccanica e rispondente solo agli impulsi della pubblicità commerciale e politica.

Non è da tutti, quindi, saper scendere nel silenzio interiore, comprendere quello che dice Sant’Agostino “ in interiore homine habitat Verum”,che a sua volta richiama la parola evangelica “Regnum Dei intra vos est” ( Luca 17,21). Il Silenzio, non semplicemente quello fisico, ma quello della mente ha un carattere Sacro e tutto ciò che è veramente Sacro spaventa, perché proviene da una dimensione sovra-umana che ha del terribile, ma che nello stesso tempo attiene alla Vera Identità dell’uomo!

L’uomo nella integralità del suo Essere, è molto di più di ciò a cui si è ridotto nel mondo attuale divenuto interamente materiale; già Platone distingueva tre parti o meglio tre dimensioni che caratterizzano l’anima umana: l’anima intellegibile, l’anima irascibile e l’anima concupiscibile, che somaticamente corrispondono simbolicamente alla testa, al torace e all’addome.

Tale tripartizione del composto umano, in dottrine più antiche, in particolare nella Manduka Upanisad indiana, viene espressa e rappresentata nel sacro Mantra AUM, dove la A rappresenta lo stato di veglia dell’uomo, U lo stato di sogno, M lo stato di sonno profondo senza sogni, nel quale ultimo la persona umana verrebbe riassorbita in modo inconscio nel seno di Brahma (Dio).

Secondo studi recenti, che si rifanno alle antiche dottrine metafisiche dell’India, del Tibet e della Cina, nell’uomo esiste una sfera conscia, che a sua volta comprende lo stato aurorale e quello crepuscolare, una sfera subconscia, che si manifesta essenzialmente nei sogni, ma anche in certi motti dello spirito, e una sfera sovra-cosciente; mentre le prime due sfere caratterizzano l’individuo in quanto tale, la sfera o dimensione sovra-cosciente è di carattere super individuale, presente in modo dormiente in tutti i soggetti umani, che corrisponde all’Immagine Divina di cui parla Genesi 1,27.

Qualche intuizione relativa alla complessa costituzione dell’uomo integrale, esiste in alcuni poeti Italiani del novecento: il tema principale di Vincenzo Cardarelli è quello del tempo che egli tenta di fermare per cogliere nel momento istante il senso profondo delle cose e che egli vede come un Rito. Così egli si esprime: “Scoprire nell’inconscio atto / la ferma presenza di un Rito”.

Tratti metafisici si ritrovano in Mario Luzi che giunge ad identificare l’Essere con il divenire, in espressioni “fissità nel movimento”- “ questo moto / che è quiete”; intuizioni che rivelano la possibilità di andare oltre il tempo lineare e che accedono alla “Realtà Altra”.

Vivere la vita come un Rito è quindi una possibilità che l’uomo che subisce una crisi interiore può realizzare a patto che abbandoni il non senso della vita spesa in senso solo materiale ed ogni stato passionale che conducono il soggetto al di fuori di se.

Ma accanto a tale rinnegamento dell’io di superficie, occorre anche seguire una disciplina di tipo iniziatico che consiste essenzialmente nel realizzare uno stato di presenza atto a trasformare i contenuti del subconscio in atti coscienti, mediante vari gradi successivi di concentrazione interiore, i quali una volta divenuti uno stato abituale della mente, superata ogni confusione e agitazione, preparano il “salto”, l’apertura dell’Occhio del Cuore, la dimensione della sovra-coscienza, dove abita la perenne Bellezza dell’Essere.

Antonio Bosna