Perché menzionare i nomi dei morti e dei vivi nelle preghiere?

Alcuni chiedono perché menzioniamo i nomi dei morti e dei vivi nelle nostre preghiere per loro. Dio, in quanto onnisciente, non conosce forse i loro nomi e le loro necessità?

Evidentemente coloro che parlano e pensano così, dimenticano che la preghiera  non è rivolta per informare Dio. È ovvio che Dio non ha bisogno di tali informazioni.

Il senso di questa preghiera è altro. Preghiamo per i vivi e per i trascendenti e li citiamo con i loro nomi, per mostrare che li amiamo con tutto il cuore. Perché non siamo solo parenti o amici o conoscenti, ma “membri gli uni degli altri”. Membri della Chiesa Una. Dell’Unico Corpo Mistico di Cristo.

C’è un’enorme differenza tra la menzione meccanica e apatica dei nomi e la sincera preghiera. L’una è lontana dall’altra come il cielo lo è dalla terra. La preghiera deve essere una sincera manifestazione d’amore. L’amore è il primo e grande comandamento. Ecco perché Dio la accetta. Ed è per questo che la sta aspettando.

L’amore per i nostri fratelli viventi e addormentati è un debito. Prima di tutto. Nella preghiera ogni parola che scaturisce dal profondo del cuore, ha molto potere: “Si compie un vero atto di giustizia”, ​​dice la Bibbia.

E se è così importante menzionare i nomi dei vivi e dei morti in qualsiasi preghiera, quanto più importante e prezioso è quando i nomi sono menzionati nella preghiera più santa, nella Divina Liturgia?

Nella Divina Liturgia, il sacerdote suggella la menzione dei nomi dei vivi e dei morti con le parole “Lava, Signore, i peccati di coloro qui menzionati come Tuoi servi con il Tuo Santo Sangue…”

Archim. Athanasios Missos

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