Il “cammino sinodale” giunge al primo anno. Ne parliamo con don Enrico D’Abbicco

Si è concluso di recente il primo anno (2021-22) del “Cammino Sinodale” delle Chiese in Italia che nella sua prima fase “narrativa” ha dato spazio all’ascolto e al racconto della vita delle persone, delle comunità e dei territori e al rilancio delle proposte della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi per la XVI Assemblea Generale Ordinaria.

Tuttavia, questa prima fase del percorso è stata prorogata fino al 15 agosto 2022 per presentare alla Segreteria Generale le sintesi riguardanti le consultazioni del popolo di Dio previste, da parte delle Conferenze Episcopali, delle Chiese Orientali Cattoliche sui iurus e degli Organismi ecclesiali.

Nel secondo anno (2022-23) si procederà alla consultazione del Popolo di Dio concentrandosi su alcune priorità già individuate dall’Assemblea Generale della CEI nel maggio 2022.

Nella seconda fase, denominata “sapienzale”, (2023-24) le comunità insieme ai loro pastori s’impegneranno attraverso la lettura spirituale delle esperienze vissute, nel discernere “ciò che lo Spirito Santo dice alle Chiese”. In tale esercizio saranno coinvolte le Commissioni Episcopali e gli Uffici pastorali della Cei, le Istituzioni teologiche e culturali.

Nel 2025 , in un evento assembleare da definire insieme, la fase “profetica” raggiungerà l’apice. In questo “con-venire” verranno assunte alcune scelte evangeliche, che le Chiese in italia riconsegneranno al Popolo di Dio, incarnandole nella vita della comunità nella seconda metà del decennio (2025-30).

Don D’Abbicco Enrico, parroco della “Risurrezione”, in Bari è il  Referente diocesano del “Cammino Sinodale delle Chiese in Italia”,  dell’ Arcidiocesi di Bari-Bitonto.

Per i nostri lettori abbiamo rivolto alcune domande in merito alla prima tappa.

“Un evento di grazia  con la partecipazione di tutti, in cui lo Spirito Santo sia il protagonista”, così  Papa Bergoglio  ha  dato l’avvio al “Cammino Sinodale” in Italia il 9/10 ottobre scorso  durante l’assemblea della CEI in Vaticano…  cammino inaugurato nelle chiese particolari qualche giorno dopo e precisamente il 17  ottobre con tema “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione, missione”.  Una Chiesa diversa senza pensare di fare “un’altra Chiesa” come dichiarato dal Pontefice?

Una Chiesa in cammino nella storia, che intende far incontrare gli uomini e le donne del nostro tempo con la perenne novità del Vangelo. E per questo, facendosi compagna di strada, si pone anzitutto in ascolto della vita di ciascuno. E, come accade in ogni autentico incontro, si apre alla novità dell’altro e ne esce trasformata.

Scriveva il nostro Arcivescovo alla diocesi lo scorso 7 ottobre 2021: “La sfida è profetica: far passare il futuro attraverso la strozzatura del tempo presente. La nostra Chiesa di Bari-Bitonto è chiamata a viverla, sapendosi mettere in cammino con fiducia, alleggerendosi da fardelli inutili, puntando all’essenziale”.

Quali dati sono pervenuti finora? Rispetto a cosa, nel caso ce ne fossero stati, dei punti di svolta?

Il Cammino Sinodale si snoda su più livelli (locale, nazionale, universale) ed intende avviare processi di rinnovamento i cui frutti si potranno constatare nel tempo. Al momento abbiamo avviato la prima fase, di ascolto, che proseguirà anche il prossimo anno, alla luce delle indicazioni emerse.

Il dato quantitativo del lavoro svolto da noi in diocesi è quello indicato nella Sintesi diocesana, consultabile nel sito https://camminosinodalebaribitonto.it/

Più di 13.700 storie ascoltate: dai bambini ai sindaci, dai presbiteri alle persone con ritardi cognitivi, dagli studenti a chi fa la spesa al mercato, dagli operatori pastorali a chi vive un’altra Confessione, dai consacrati ai giovani della movida, dalle persone malate ai giornalisti, dai detenuti ai laici impegnati, dai giovani a chi è servito dalla Caritas.

Il punto di svolta emerso con maggiore evidenza, avvertito da tutti coloro che si sono variamente coinvolti nelle consultazioni, è quello relativo al metodo utilizzato.

Hanno funzionato bene sia la metodologia di consultazione che l’indicazione di rendere il più eterogenee possibili le presenze ai tavoli. Particolarmente apprezzata è stata la scelta del confronto in piccoli gruppi, in cui regalarsi vicendevolmente il tempo necessario ad un ascolto autentico, libero da pregiudizi, ricco di meraviglia per la scoperta/riscoperta delle persone nelle comunità. La consapevolezza sperimentata di essere ascoltati ha lasciato emergere ciò che spesso resta sepolto nei singoli individui. La positività delle esperienze vissute ha aiutato a ricomporre, dopo l’emergenza sanitaria, il mosaico del “Noi” comunitario e si è trasformata in richiesta corale di tornare ad incontrarsi, con scadenza periodica, secondo questa formula. L’utilizzo dello stile narrativo ha consentito di superare i limiti dei confronti argomentativi.

Quali i progetti diocesani da realizzare con e per i giovani, con e per gli ultimi (dai carcerati ai malati, dagli anziani ai bambini e ai poveri)?

L’impostazione delle consultazioni è stata guidata dalla individuazione, in particolare, delle persone con cui le nostre comunità si sentivano “in debito di ascolto”. Come si può leggere nel materiale del sito le consultazioni, oltre le comunità parrocchiali, hanno raggiunto con modalità apposite malati e anziani nelle loro dimore, detenuti della Casa Circondariale e del Minorile, bambini ragazzi e adolescenti nelle scuole, persone con disagio di apprendimento e cognitivo, famiglie e persone indigenti presso diversi centri Caritas.

È presto per parlare già di progetto. Certamente gli stimoli raccolti serviranno ad individuare le priorità pastorali della nostra Chiesa locale per i prossimi anni.

La Chiesa in questo momento vive realmente un clima fraterno e familiare, così come si prefigge di fare?

L’immagine della comunità colorata, casa/mamma, famiglia di famiglie, luogo di vita fraterna è una delle più ricorrenti nelle diverse sintesi raccolte. È allo stesso tempo un sogno da desiderare e un compito da realizzare insieme.

Tra le proposte avanzate ci sarebbe quella di mettere insieme anche in spazi informali e familiari le diverse fasce di età, i diversi gruppi, le parrocchie e i territori. La formula “parrocchia” si deve intendere desueta?

Lo stop imposto alle ordinarie attività dalla pandemia ha facilitato la sperimentazione di nuove modalità di incontro, destrutturando un po’ alcune rigidità settoriali del passato e favorendo l’interscambio tra persone di età diverse. Un’esperienza feconda di nuove prospettive. Le comunità parrocchiali continuano ad essere un importante riferimento per i nostri territori, anche per chi si relaziona ad esse non necessariamente per motivi di fede.

“Una Chiesa aperta per imparare dagli altri, dal mondo e soprattutto dagli ultimi” è stato sottolineato. In che senso la Chiesa deve imparare dal mondo e cosa dovrebbe imparare?

Non dobbiamo chiederci “chi sono quelli che abbiamo lasciato ai margini”, ma dobbiamo chiedere loro chi siamo noi e chi dovremmo essere.

Dall’inizio ci ha accompagnato la certezza di una necessaria inversione della prospettiva: troppo poco chiedere alle Comunità di interrogarsi sui propri compagni di viaggio o su come viene ascoltato chi non ha di fatto voce dentro le mura parrocchiali. La risposta non poteva che essere autoreferenziale o retorica.

Un tentativo di iniziare a scardinare la logica vicini/lontani, dentro/fuori, margini/centro, basso/alto.

Si è anche accennato a nuovi stili comunicativi, nuovi protagonismi e vero discernimento comunitario per un reale ascolto seguito da una decisione comunitaria. Vuole spiegare?

L’intenzione di fondo della consultazione sinodale non è l’inchiesta, né il sondaggio di opinioni o la verifica dell’indice di gradimento, ma l’ascolto della voce dello Spirito.

Tecnicamente le scienze umane lo chiamano ‘cross pollination’ (impollinazione, sviluppo incrociato delle idee). Noi lo chiamiamo “ascolto della voce dello Spirito”, che ci rende “Uno”, pur rimanendo diversi.

Pertanto, abbiamo curato il passaggio dalla dimensione individuale a quella comune, fecondandoci reciprocamente e generativamente; favorendo quello scambio che porta all’emersione di nuove proposte, nuove prospettive, intuizioni che si combinano in un modo che era assolutamente impossibile prevedere prima.

Si è parlato di formazione congiunta (laici e presbiteri) a livello biblico-teologico e antropologico-sociale per rispondere ai temi scottanti dei nostri tempi. Ce ne vuole parlare?

Questa la proposta finale emersa dalle consultazioni: pensare ad una formazione condivisa (di tipo interparrocchiale o diocesano), guidata da esperti, che possa sostenere il bisogno di crescere sia a livello biblico/spirituale/teologico sia nella conoscenza di dinamiche interne alla Chiesa (ecclesiologia/liturgia/sacramenti/catechesi) ed esterne ad essa (formazione alla vita sociale, politica, lavorativa, ambientale, ai temi scottanti di attualità, alle relazioni di aiuto nei confronti di chi è schiacciato da situazioni di fragilità, dipendenza o criminalità). Alcuni momenti formativi potrebbero essere vissuti insieme da laici e presbiteri.

Il come realizzarlo sarà oggetto della programmazione dei prossimi mesi.

Si vuole anche stabilire un rapporto paritetico tra presbiteri e laici senza paura del cambiamento. Potrebbe aiutare a tale scopo la teologia orientale laddove l’ordine sacro è concepito prevalentemente come funzionale all’amministrazione dei misteri (sacramenti)?

Si legge nella sintesi diocesana: Desideriamo una Chiesa che vive un clima fraterno e familiare, in un rapporto paritetico tra presbiteri e laici, ove il Vangelo orienta a nuovi stili di vita, senza paura del cambiamento, sbilanciata verso il mondo e le sue domande attuali.

Una prospettiva indicata già dal Concilio Vaticano II, radicata nella comune dignità battesimale di tutti i fedeli, che forse ancora fatica ad emergere a causa di una certa inerzia clericale lenta a scomparire.

Il confronto, avvenuto anche in questa consultazione, con altre Comunità cristiane può certamente favorire una rilettura della nostra esperienza, arricchita da altri punti di vista.

Il tavolo sinodale ecumenico promosso dal relativo Ufficio di curia (tavolo con 36 partecipanti, di cui 12 non cattolici) si è mosso in questa direzione, confermando in desiderio di incentivare occasioni di vicinanza reciproca per accrescere la mutua stima e fiducia.

Tutto il lavoro di questi mesi è consultabile, da chiunque sia interessato, nel sito https://camminosinodalebaribitonto.it/ alla sezione SINTESI del Materiale diocesano. Sarà questo il punto di partenza per la progettazione dell’ulteriore cammino da compiere, unitamente ad alcune attenzioni frutto di quanto emerso a livello nazionale.

Cinzia Notaro