Intelligenza artificiale. Vantaggi, limiti e rischi.

Ninus J. Piter, dopo aver frequentato la facoltà di fisica, è stato CEO e Presidente della PRIMES srl, azienda specializzata nell’innovazione tecnologica e nelle sue implementazioni.
Nel 1989 ha presentato la prima soluzione integrata di acquisizione delle immagini in campo medico.
Da quel momento in poi si è specializzato nello sviluppo di software dedicati alla acquisizione ed elaborazione di immagini in disparati campi.
Dal 1990 in poi ha programmato PLC integrando il cablaggio misto fibra ottica/rame presso aziende a forte vocazione di sviluppo uomo/macchina.
In seguito a questa ultima esperienza Ninus ha iniziato a sviluppare applicazioni di Intelligenza Artificiale in ambito commerciale e industriale.
Attualmente si sta impegnando per proporre un cambio di paradigma nella visione integrata degli sviluppi delle nuove aree dello sviluppo scientifico.

Poniamo qualche domanda al Nostro su un tema attuale come quello dell’intelligenza artificiale.

  • Come è nata l’IA e quale il suo processo di evoluzione?

Più che di nascita e di evoluzione parlerei di una “presa di coscienza” del nostro desiderio di tramandare qualcosa di noi e dei successivi sviluppi tecnologici che hanno permesso di facilitare questo processo.

Il cinema, nel 1925, con il Film Metropolis di Fritz Lang, ci mostra una trasmutazione di coscienza da un essere umano a un essere costruito artificialmente da uno scienziato. Quello che sarebbe poi diventato, per la letteratura fantascientifica, un androide.

Ma ancora prima, nell’Odissea, quando Teti si reca da Efesto per chiedere nuove armi per Achille, c’è un riferimento a tripodi che si muovevano autonomamente.

E ancora prima, tra 7000 e 11000 anni fa, in Patagonia, La Grotta delle Mani ci parla di nostri antenati che hanno lasciato una loro testimonianza lasciando l’impronta delle loro mani sulle pietre di una grotta. Come se avessero voluto trasmettere qualcosa di sé nella pietra. E si badi bene, secondo molti evoluzionisti questo rappresenta un grosso problema poiché non avrebbero dovuto avere queste capacità “creative”.

Questo è il motivo che mi fa pensare a un bisogno innato, un archetipo, che travalica la stessa natura umana.

  • La tecnologia mira a costruire un mondo virtuale  con “robot” dall’intelligenza superiore a quella umana?

Qui penso che vada fatta una distinzione fra esperti e neofiti.

I primi sanno benissimo che, almeno per il momento e per un po’ di anni a venire, le macchine saranno in grado di migliorare le nostre capacità biologiche, permettendoci di migliorare la nostra vita quotidiana. Ma da questo a parlare di Intelligenza, sarei molto cauto.

I secondi sognano esseri, da noi Creati, autonomi e dotati di Intelligenza propria. Ma questo, come sosteneva Searle, almeno per il momento è assolutamente impossibile.

Mi è facile avere contezza di ciò perché, per lavoro, ho programmato IA.

  • Come puo’  l’uomo dipendere dall ‘IA ? Cos’ha la sua creatura che non abbia ricevuto dall’uomo?

Sgombriamo il campo definitivamente da questi equivoci: l’uomo dipenderà dall’IA nella misura in cui gli farà comodo. Piuttosto il vero pericolo nasce dalla incapacità di rinunciare alle comodità che l’IA apporta.

La seconda parte della domanda penso abbia già ricevuto risposta: l’IA artificiale è solo uno strumento nelle mani degli esseri umani, esattamente come lo è stata la prima pietra che un nostro antenato potrebbe aver utilizzato per rompere una noce di cocco.

  • Non pensa che l’uomo necessiti di relazionarsi con i propri simili e non con robot , in quanto  ne andrebbe di mezzo la naturale socializzazione fondamentale per la convivenza e la sopravvivenza del genere umano? Tutte le varie scoperte , evoluzioni, progressi  nei diversi campi si sono ottenuti con  l’esperienza e le conoscenze tramandate di generazione in generazione attraverso i secoli.

Su questo mi trova perfettamente d’accordo. La Creatura uomo è unica e diversa da qualsiasi altro essere vivente conosciuto.  La nostra capacità di trarre vantaggio progredendo e facendo tesoro delle esperienze di uomini vissuti prima di noi, sarà sempre la nostra strategia vincente per affermare la nostra essenza e la nostra morale: capacità uniche e irripetibili fra tutti gli esseri che popolano la nostra Terra.

  • Quindi ci si mette in mano a “macchine” che potrebbero causare la nostra rovina. Difatti sono molti i pericoli a cui si andrebbe incontro.E’ vero che da una parte svolge un ruolo di supporto nella ricerca scientifica ad esempio, ci semplifica la vita con gli assistenti vocali e fa divertire con i  videogiochi , ecc…tuttavia non possiamo tenere conto dei pericoli  cui ci espone, per non parlare della tutela dei diritti umani  legati alla privacy,alla limitazione delle liberta’ personali, alla discriminazione, alla manipolazione dell’opinione pubblica.

Come tutti gli strumenti, anche questa tecnologia è buona o cattiva secondo l’utilizzo che se ne fa. E’ l’uomo, come al solito, che dovrebbe stabilire i limiti oltre cui non andare. Il vero pericolo che vedo è nella incapacità umana di saper porsi un freno, ma qui si apre un capitolo completamente diverso che non è argomento del mio libro.

  • Ci si deve aspettare una regolamentazione legale sull’utilizzo di questi sistemi così invasivi, affinche’ non avvenga quanto è stato fatto in Cina, dove qualche anno fa è stato realizzato il piu’ grande e capillare sistema di sorveglianza esistente al mondo.

Domanda insidiosa che ci porta su un pendio scivoloso. In questo è di grande aiuto Orwell che, nel suo libro 1984, ci parla del Grande Fratello. Il mio punto di vista è esattamente uguale al suo: dobbiamo vigilare perché non si superino i confini del libero arbitrio di ciascuno di noi.

  • Ha anche  toccato il tema della morale, della coscienza, del futuro , dell’immaginazione. Con “Strategia dell’evoluzione finalizzata  al superamento dei limiti  biologici” intende che l’ I.A.potra’ farci scoprire l’esistenza di una coscienza  fino ad oggi deformata-impedita, dai nostri limiti intellettivi e dalla influenza delle fedi religiose?

Forse nuove scoperte scientifiche e tecnologiche ci permetteranno di prendere coscienza di aspetti intimi della nostra essenza che potrebbero essere evidenziati dal prendere atto che c’è qualcosa in più di quello che noi crediamo. Questo potrà accadere solo se saremo abbastanza aperti per accettare verità inattese.

  • Potrà anche cambiare  il concetto di bene-male, di responsabilità e quindi di libero arbitrio ? Se si riconoscesse che l’IA pensa, noi chi siamo?  E’ finita l’era dell’Homo Sapiens”  ?

L’IA non pensa e noi siamo noi, sempre. L’IA fa solo ciò per cui noi l’abbiamo progettata. C’è da chiedersi, piuttosto, se l’IA già oggi abbia una coscienza e, a mio parere, ce l’ha. Non è una coscienza innata o derivata da una sua storia precedente: la coscienza dell’IA è la coscienza di chi l’ha programmata. Come attraverso un libro è possibile ricostruire un profilo della coscienza dell’autore, così è possibile rintracciare nel modo di lavorare di una IA la coscienza di chi l’ha progettata.

Questo mi porta a concludere che, a mio parere, il nuovo Homo Tecnologicus è già tra noi, ma non è una evoluzione biologica.

  • L’ essere umano puo’ dare origine ad   una forma logica non umana che supera quella di chi l’ha creata attraverso il transumanesimo?

In questo caso la risposta è sconvolgente: il transumanesimo, strettamente inteso come capacità di migliorare l’uomo biologico mediante “accessori” progettati e realizzati appositivamente per integrarsi con il corpo umano può portare un condizionamento mentale che produrrebbe effetti sulla psiche con conseguenti alterazioni delle capacità logiche. Queste, potrebbero risultare forme di relazione, pensiero e comportamento non riconoscibili dal resto dell’umanità.

  • Si arrivera’ a convincere l’uomo  che sia possibile migliorare e rendere piu’ forte  la ragione umana accompagnandola con un sistema logico azionato dalla macchina?

E’ il grande timore che dovremmo nutrire perché, se ciò dovesse accadere, vuol dire che siamo stati condizionati a farlo.  Mi ripeterò ma sono convinto fortemente che l’IA è un utilissimo strumento a nostra disposizione che potrebbe assurgere a ruoli esclusivamente di competenza della mente umana solo, e solo se, permetteremo che qualcuno ci convinca che sia possibile.

Dovremmo scolpire indelebilmente che uno strumento rimane tale, sempre e comunque.

  • Si potrebbe arrivare ad influenzare persino l’identità e ruolo dell’uomo nella natura ?

Penso proprio di no. Se ciò avvenisse significherebbe che sta nascendo una nuova religione per nulla diversa dal politeismo delle popolazioni più antiche.

  • I  principi ed i  concetti morali riferiti al rapporto fede-ragione potrebbero essere ridefiniti ?

Effettivamente in una qualche maniera si sta commettendo questo errore. Faccio riferimento ai riferimenti di alcune religioni che hanno aperto dibattiti sulla questione. E’ il parlarne che ne legittima il riconoscimento, prima come organismo, poi come entità che alla fine evolverà inevitabilmente in entità cosciente.

Sicuramente si sta rendendo un cattivo servizio alla nostra umanità.

Di questo pericolo, del resto, ci aveva messo in guardia Kuhn con la sua teoria sui paradigmi. 

Secondo Kuhn, nella scienza quando si affronta un paradigma esistente, con il passare del tempo, può succedere che si è impossibilitati ad accertare la sua verità e così entra in crisi e nuove interpretazioni o idee, non sempre corrette, prendono il sopravvento sulla stessa scienza.

In buona sostanza è sufficiente che un certo numero di persone cominci a dire che un asino vola e tutti si convinceranno che c’è da qualche parte un asino che vola. Così la verità scientifica muore per far posto alla verità mediatica.

  • Potrà anche  cambiare la stessa natura umana ? L’IA non spera, non soffre, non ha percezione e conoscenza del bene e del male, non ha scrupoli, non ha emozioni, non ha bisogno di pregare. Come profetizzò San Giovanni Paolo II in “Sollecitudo Rei Socialis”, tutto ciò è certo frutto del genio umano che ha molto investito in scienza e conoscenza, ma poco in sapienza, ed il rischio è che detta conoscenza scientifica possa “sfuggirgli di mano”. Cioè il rischio  (proprio dell’apprendista-stregone) è che sia la macchina a decidere ciò che è bene o male  poiché non è affatto certo che la mente umana sia in grado di funzionare nel modo che l’IA richiede. 

Non posso che essere d’accordo. Non c’è molto da aggiungere. Se avessimo anche la sapienza, probabilmente avremmo scelto modi migliori per progredire.

  • E’ una tentazione da cui fuggire perche’ rappresenta una sfida all’Eterno? Un ribellarsi all’ordine creato finendo di ritrovarsi peggio di prima  a causa dei peccati di orgoglio e superbia? E’ un’altra forma d’idolatria ?

Sì, è vero. E’ proprio un’altra forma di idolatria. Anzi è sempre la stessa storia. Da Adamo ed Eva, alla Torre di Babele, fino ai giorni nostri. C’è un film bellissimo che pone lo stesso dilemma: Blade Runner.

E’ sempre la stessa storia della ribellione della Creatura al suo Creatore.

Stiamo sostituendo il nostro bisogno di avere un Dio con il bisogno di sentirci un Dio.

 Il prezzo delle nostre ambizioni, in questo caso tecniche e scientifiche, spesso è stato alto. Ma qualche volta, come in questo caso forse, è troppo alto.

Stiamo sviluppando tecnologie che dovrebbero farci compiere un balzo in avanti ma quello che vedo, invece, è il rischio di una estinzione della nostra specie e della nostra coscienza.

Nonostante i giganteschi passi in avanti continuiamo a commettere omicidi semplicemente per avidità, per odio, per gelosia e continuiamo a far ricadere tutti i nostri peccati sui nostri figli. Ci rifiutiamo di accettare la responsabilità di ciò che abbiamo fatto.

Abbiamo deciso di giocare ai Creatori, di creare la vita. Ma quella vita potrebbe rivoltarsi contro di noi, e noi troveremo comunque una giustificazione consolandoci con la consapevolezza che non era veramente colpa nostra.

Non puoi pensare di essere Dio e infischiartene delle cose che hai creato: prima o poi arriva il giorno in cui ti devi assumere le responsabilità del tuo operato.