Alla volta di Bisanzio

L’Europa, fra mito e storia, è la patria e l’espressione della civiltà nata dall’antica Grecia e dall’antica Roma. Una cultura che nel tempo si è arricchita ed espressa anche con l’apporto delle componenti germanica, celtica, slava, realtà variegate ma dalla stessa provenienza indoeuropea, con molte costanti in comune. Nei secoli non sono mancati tentativi vani di unire politicamente l’Europa, con Carlo Magno, Napoleone e Hitler. In verità, non tutti si richiamavano alle comuni radici. L’evoluzione storica ha portato, decennio dopo decennio, alla fondazione dell’Unione Europea. Ma oggi è solo un club, un’«associazione» di carattere economico e finanziario, senza una visione culturale e politica comune degli Stati che la compongono. Eppure, dato costante fra gli intellettuali, la gioventù e la maggioranza degli europei, è quello di volere un’unità forte e completa.

Nella geopolitica di oggi, peraltro, solo i confronti fra continenti e grandi masse di uomini possono avere un senso. L’unità d’Europa è quindi un sogno che per compiersi deve essere espressione di una comune visione del mondo.

Sandro Marano, esperto di diritto, di ecologia e di letteratura, avendo già esercitato la professione forense ed impegnato da tempo nell’ecologismo, autore di libri di letteratura e di saggi, ha riunito, in Alla volta di Bisanzio, titolo che si richiama a una poesia di William Butler Yeats, alcuni articoli che non meritano di finire nell’oblio delle pagine di riviste o del web. Non lo meritano non solo per la profondità dell’analisi e del livello delle idee espresse e degli autori che tratta, ma anche perché questi articoli assumono un significato più profondo e corale se messi insieme. Non a caso il sottotitolo è Note per un giovane europeo, una dichiarazione di intenti per una lettera-manifesto che invita le nuove generazioni a superare i falsi modelli della globalizzazione, del consumismo e del materialismo, per riscoprire la profondità della tradizione e della ricca eredità culturale. Emerge un affresco che assume, nelle varie sfaccettature della descrizione e dell’analisi, un discorso unico, affascinante e chiaro, che rimanda a indicazioni e interpretazioni di scrittori che consideravano l’Europa un blocco unico, nonostante la sua complessità e le sue diversità interne.

Sandro Marano approfondisce con questi saggi un discorso polifonico, marca le differenze, esprime le urgenze degli anni in cui questi intellettuali vivevano e scrivevano, con sensibilità più o meno differenti. Emergono interessanti spaccati della realtà europea «non allineata» e, anche, le coordinate culturali di questi autori trattati nel libro. Emerge il perimetro del pensiero di Sandro Marano che ha appunto costruito e poi corroborato la propria visione del mondo con analisi e sensibilità di autori rivoluzionari come Drieu La Rochelle, Robert Brasillach e Louis-Ferdinand Céline, classici conservatori come William Butler
Yeats e Fëdor Dostoevskij, lo scienziato Konrad Lorenz, il filosofo José Ortega y Gasset e l’intellettuale militante europeista Dominique Venner, oltre ad autori meno noti come de Andrade e Bodini.

Una lettera-manifesto ai giovani che ha valore per tutti gli europei, a prescindere dalla generazione di appartenenza, nella quale Marano indica le fonti dell’essere europeo, le radici alle quali è necessario richiamarsi in questi anni decisivi per l’avvenire della nostra civiltà. 

 Manlio Triggiani

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