Ambiente ed energia nella contesa pre elettorale

La centralità che il tema dell’ambiente ottiene oggi in tutti i dibattiti esistenti – politico, economico e sociale – è senza dubbio legato al disinteresse di chi ha governato per anni la nostra Nazione non prestando all’argomento la giusta attenzione e tralasciando infatti nel passato scelte e decisioni che sarebbero state fondamentali oggi.

E così capita l’inimmaginabile. Nello specifico una guerra che coinvolge due delle Nazioni che forniscono all’Europa gran parte di materie prime e di energia, e l’Italia, che è tra i Paesi Europei che più ne acquistano messa nella condizione di dover fronteggiare una grave crisi energetica ed economica.

L’estrema sintesi di una questione che per essere affrontata necessiterebbe di ben più dettagli ma utile a disegnare lo sfondo nel quale si colloca l’attuale situazione italiana, presto alle prese con elezioni governative e quindi in piena campagna elettorale.

E quanto l’Ambiente è entrato nel dibattito elettorale? Molto.

Quanto in maniera concreta? Di seguito si tenta un’analisi.

I programmi dei Partiti sul tema ambientale

Partiamo dal Partito Democratico che nel paragrafo del programma dedicato indica come obiettivi principali “lo sviluppo sostenibile e le transizioni ecologica e digitale” aggiungendo che “L’Italia è stata investita da 5 grandi crisi negli ultimi 15 anni: quella economico-finanziaria e dei debiti sovrani, quella dei migranti, la pandemia, la guerra di Putin con le sue conseguenze economiche ed energetiche, la crisi climatica. Tutte cesure che ci hanno fatto vivere anni di emergenza permanente e che hanno inevitabilmente impoverito e reso più fragile il nostro Paese. La transizione ecologica rappresenta una grandissima occasione per ammodernare l’Italia e reindirizzarne la traiettoria di sviluppo in uno scenario di sostenibilità. La sfida della lotta al cambiamento climatico – si prosegue –  non deve essere combattuta in chiave difensiva. Dobbiamo al contrario avere la forza di operare un cambio di paradigma, per costruire un modello che guardi agli interessi non solo dei singoli attori economici, ma della comunità nel suo complesso, di oggi e delle future generazioni”. Una lunga analisi che non affronta però, concretamente, in che modo si intenda raggiungere tali obiettivi.

Più pragmatici sembrano invece i pentastellati nell’indicare i loro obiettivi sostanziali in tema di ambiente: la riconferma del Superbonus 110% per la ristrutturazione edilizia e altri eventuali bonus (come il Superbonus Energia Imprese per permettere alle imprese di investire in fonti rinnovabili); una maggiore sburocratizzazione per la costruzione degli impianti di energia rinnovabile; la conferma del No a trivelle e inceneritori e in questa seconda categoria includono anche i termovalorizzatori (ricordiamo che per quello di Roma hanno avviato la crisi del governo Draghi). Per quel che riguarda la mobilità invece, prevedono lo sviluppo di infrastrutture interconnesse, smart roads, il Biglietto Unico Integrato e la riconversione in elettrico del parco auto circolante; mentre sull’economia circolare, lo stop alle tecnologie obsolete e la promozione del “vuoto a rendere”.

La posizione del c.d. “Terzo Polo” risulta invece alquanto generica e si può sintetizzare con la posizione favorevole ai rigassificatori, tanto che il suo leader Calenda prevede di costruirne due “galleggianti” – senza chiarire dove – e di aumentare la produzione di gas naturale nazionale. Sulle fonti rinnovabili la strategia è semplificare le procedure così da incentivarne la costruzione, mentre sulle emissioni di anidride carbonica proseguire nel percorso europeo Fit for 55 (ridurre le emissioni del 55% entro il 2030) e ridurre il prezzo della CO2 emessa in seno alle aziende, almeno finché ci sarà la guerra a pesare sui profitti. Per il problema della siccità si propongono bacini per l’acqua piovana e la ristrutturazione della rete idrica e promuovendo un piano per il riuso dell’acqua di depurazione. Infine, sul tema rifiuti investire 10 miliardi in nuovi impianti per il trattamento dei rifiuti, sensibilizzare l’opinione pubblica aggiungendo informazioni sull’impatto ambientale dei prodotti e basare la TARI (la tassa sui rifiuti) su un sistema secondo cui paga di più chi produce più rifiuti. 

Passando invece al programma del centrodestra, si trovano due dei quindici punti del programma su ambiente ed energia, riassumibili come segue: raggiungimento dell’autosufficienza energetica aumentando, da un lato la produzione di energia rinnovabile, dall’altro attraverso la riattivazione e nuova realizzazione di pozzi di gas naturale, “valutando anche il ricorso al nucleare pulito e sicuro”. Più in generale si parla di rispetto degli impegni internazionali, di salvaguardia delle acque, della biodiversità e delle aree a rischio dissesto idrogeologico.  

Ma è Fratelli d’Italia, senza dubbio, ad affrontare nella maniera più dettagliata il tema dell’ambiente prevedendo interventi su più fronti, tra loro interconnessi ed imprescindibili.

Si inizia con la sfida dell’autosufficienza energetica, legata al rispetto degli impegni internazionali assunti dall’Italia per contrastare i cambiamenti climatici ma anche con politiche per la tutela di mari, del suolo, della selva, della fauna, dei cambiamenti climatici e del ciclo dei rifiuti, per concludere con la promozione di una Politica Agricola Comune e di un piano strategico nazionale. Tutti elementi che se affrontati con una visione d’insieme saranno senz’altro in grado di rispondere alla necessità di uno sviluppo che coniughi indipendenza e sostenibilità ambientale ed economica.

Obiettivi più completi e se vogliamo, più complessi degli altri, ma che dimostrano inequivocabilmente una trattazione strutturale e concreta della problematica ambientale.

Marta Dolfi

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