Bari: incontro con gli Ebrei Messianici

Il 1968 segnato dallo spirito di ribellione della contestazione giovanile fu anche l’anno della nascita del Rinnovamento Carismatico Cattolico e del Movimento ebreo-messianico, in cui spirava lo spirito di Dio, teso a ristabilire la signoria di Gesù sulle nazioni e sugli ebrei.

Mentre il Rinnovamento Cattolico è ben conosciuto dalla Chiesa, non lo è altrettanto il Movimento ebreo-messianico, che nel tempo ha dato origine a diverse comunità di Ebrei messianici attive in tutto il mondo ebraico, in Israele e all’estero professanti la fede neo-testamentaria in Gesù Messia e Figlio di Dio, unita alla pratica più o meno completa delle antiche osservanze ebraiche. 

La Comunità di Gesù in Bari ha ospitato nei giorni scorsi il VII incontro sul dialogo tra cattolici ed ebrei messianici che ha visto la partecipazione di studosi cattolici, evangelici, ortodossi ed ebrei messianici, dal titolo “Verso la pienarestaurazione dell’Una Ecclesia di Yeshuah HaMaschiach (Romani cap.11). 

“Introdurre al mistero della sposa di Cristo, la Chiesa, negli ultimi tempi e la riconciliazione tra Ebrei e gentili in Gesu Messia d’Israele” , lanciando un forte messaggio di speranza e di fede  sorretto da una certezza: “La sposa va incontro a Gesù che ritorna (apocalisse 22,20), gli obiettivi da raggiungere.

Ad aprire i lavori Matteo Calisi a cui abbiamo rivolto un paio di domande: “Quale rapporto c’è tra il Rinnovamento Carismatico e il movimento ebreo-messianico, dato che gli ebrei messianici si distinguono per la loro osservanza del calendario ebraico, del sabato e delle feste ebraiche, invece di assumere la domenica e il calendario cristiano per regolare il ritmo della loro vita?  Inoltre, alcune comunità sono di culto prettamente ebraico, mentre altre si conformano allo stile cristiano; in genere battezzano i loro membri, altre comunita’ praticano solo il battesimo degli adulti  e celebrano  la Cena del Signore”. “Credo che esista solo una certa amicizia tra alcuni gruppi del Rinnovamento Carismatico e gli Ebrei Messianici” è stata la sua risposta; in merito alla celebrazione eucaristica a conclusione del convegno ha poi sottolineato che “come Chiesa Cattolica non pratichiamo l’inter-comunione o l’ospitalità eucaristica”.

Al meeting sono intervenuti: S.E. Mons. Mario Paciello Vescovo emerito di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti, consigliere spirituale della Comunità di Gesù dando un breve saluto  ai convenuti; Benjamin ShelHaseh Berger della Comunità Ebreo-Messianica Congregazione dell’Agnello sul Monte Sion a Gerusalemme (Israele), che si è soffermato sulla  restaurazione della Ecclesia nella prospettiva delle nozze dell’Agnello e della seconda venuta di Yeshuah HaMashiach; padre Mariusz Orczykowski ofm. conv. (Polonia) che ha trattato il tema della  riconciliazione tra Israele e le Nazioni alla luce del capitolo 11 della Lettera ai Romani di San Paolo Apostolo; il Pastore Eli Dorfman (Israele) che ha presentato le sfide per l’unità della Ecclesia nel suo cammino spirituale; il prof. Vasile Mihoc sacerdote della Chiesa Ortodossa della Romania, che ha descritto  la Chiesa come l’Unico Uomo Nuovo in Cristo il Messia (Ef 2.15) alla luce del Nuovo Testamento e della prima letteratura cristiana; padre Mario Imperatori Decano della Sezione S. Luigi della PFTIM a Napoli, dove insegna teologia sacramentaria e dogmatica, occupandosi in modo particolare di teologia del matrimonio e del dialogo interreligioso; fra Pier Giorgio Taneburgo dei frati minori cappuccini di Bari,  docente di Teologia ecumenica presso la Facoltà Teologica Pugliese, autore di saggi sulle relazioni tra cristiani ortodossi ed ebrei (L’ecumenismo delle radici, 2017), sulla teologia dell’esperienza religiosa nel contesto mediterraneo e sul Consiglio Ecumenico.

Secondo Benjamin ShelHaseh Berger, che dal 2002 è uno dei principali relatori degli incontri di dialogo tra Cattolici ed Ebrei Messianici promossi dalla Comunità di Gesù, in Bari: “È tuttavia molto triste che il 99% dei Cattolici non sappia assolutamente nulla del crescente movimento messianico in Israele e nel mondo.  Molto probabilmente ciò è dovuto all’insegnamento delle chiese cattoliche che definisce la Chiesa Cattolica come la vera, l’unica e la più antica di tutte le chiese, fondata da Gesù Cristo. Ma questa non è tutta la verità. La prima espressione della chiesa fu la Chiesa di Gerusalemme nata il giorno di Pentecoste quando fu effuso lo Spirito Santo. Questa Chiesa di Gerusalemme era interamente ebraica fino a quando in seguito vi furono aggiunti i gentili. Questi credenti ebrei continuarono ad essere ebrei fino alla fine della loro vita, non si convertirono mai ad un’altra religione, perché credevano che Gesù fosse un discendente del re Davide, che era il re della nazione d’Israele ed era ebreo.Yeshuah (il nome originale ebraico di Gesù) nacque come ebreo e come re dei giudei. Fu circonciso l’ottavo giorno come vengono circoncisi tutti i maschi ebrei. Morì sulla croce come re dei Giudei e quando fu risuscitato il suo corpo risorto continuò ad essere un corpo ebreo.

San Paolo, mandato da Dio per essere l’apostolo dei gentili, continuò per tutta la vita ad essere ebreo e fu infine martirizzato come apostolo ebreo dei gentili. La Vergine Maria, madre di nostro Signore, era figlia d’Israele e continuò ad essere figlia d’Israele fino alla fine della sua vita.

Durante l’ultima cena, la grande cena pasquale, Yeshuah fece il nuovo patto con i suoi discepoli ebrei quando prese il pane azzimo e lo spezzò e proclamò: “Questo è il mio corpo che è rotto per voi” e poi prese il calice e disse “Questo è il calice della Nuova Alleanza nel mio sangue versato per voi”, era ed è l’agnello pasquale che toglie i peccati del mondo.

Noi Ebrei Messianici siamo come gli ebrei che appartengono alla chiesa madre di Gerusalemme risalente all’inizio della storia della chiesa.

Siamo nati come ebrei e continuiamo a vivere come ebrei come fecero i primi credenti all’inizio della storia della chiesa, siamo pienamente entrati nella Nuova Alleanza che Gesù fece con la casa di Giuda e la casa d’Israele, credendo come fece il primo ebreo quasi 2000 anni fa. Riconosciamo la piena uguaglianza in Cristo che esiste tra tutti i credenti ebrei o gentili in termini della nostra salvezza, poiché Gesù morì prima per l’ebreo e per il gentile.

Tutto questo è veramente una grande sfida per la comprensione e la teologia cattolica. Amiamo e apprezziamo i nostri fratelli cattolici e i santi all’interno della Chiesa cattolica che ora ci chiamano il “Fratello maggiore” e perdoniamo la Chiesa Cattolica per aver perseguitato gli ebrei nella lunga storia della chiesa, sebbene ci sia stato molto poco pentimento per i suoi peccati verso il popolo ebraico. Crediamo che sia tempo che tutti i cattolici si sveglino e prendano coscienza di questa realtà, mentre Dio resuscita la comunità messianica. Apprezziamo profondamente Matteo Calisi per essere un vero amico degli Ebrei Messianici e possa Dio concedere che all’interno della Chiesa Cattolica ce ne possano essere molti di più.

Rispondendo ad una domanda personale sull’importanza della “razza” nel piano di salvezza Benjamin ha risposto: “Non è questione di razza nel piano di Dio. È una questione di alleanze, di doni e chiamate di Dio. L’umanità dalla prospettiva divina –  ha sottolineato – è divisa in due parti: Ebrei (Israele) e Gentili (le nazioni) ed entrambe appartengono ad una umanità caduta e peccatrice, bisognosa di redenzione.

In tal senso, come scrisse l’apostolo Paolo, “non c’è né ebreo né gentile. Però la vocazione dei Giudei si differenzia dalla vocazione dei Gentili.

L’apostolo san Paolo scrive ai Romani nel capitolo 11,29 che “I doni e le chiamate di Dio sono irreversibili”, Dio non li riprende e non li toglie mai riferendosi al popolo d’Israele; anche le nazioni gentili hanno ricevuto doni speciali da Dio, ma non sono gli stessi doni che Dio ha dato ad Israele. L’Israele messianico è descritto come l’olivo coltivato, la radice di quell’albero è il Messia stesso.

Le nazioni gentili che sono state redente sono come rami di un Ulivo selvatico innestato nell’Ulivo coltivato. Essere un ebreo messianico significa essere un ramo spezzato dell’olivo coltivato reinnestato nel suo stesso albero. Secondo l’epistola agli Efesini nel capitolo 2, voi che siete dei Gentili siete entrati a far parte del “Commonwealth d’Israele”; siete stati uniti a noi che rappresentiamo i redenti d’Israele, attraverso la salvezza del nostro Messia Yeshuah

HaMashiach.

Con molta benedizione Benjamin ShelHaseh Berger”

Abbiamo poi voluto porre alcuni interrogativi anche a Fra Piergiorgio Taneburgo che ha celebrato la S. Messa al termine dell’assemblea.

Ha un grande interesse per il dialogo tra credenti di varie tradizioni religiose. Ci vuole spiegare chi sono gli Ebrei Messianici e come nasce il Movimento ebreo-messianico?

Sono Ebrei che hanno conservato il proprio culto, le proprie origini, tradizioni e liturgia e che riconoscono in Gesù di Nazareth il ruolo e la missione di Messia. Il Movimento risale alla metà del XIX secolo.

Credono che il Dio unico sia Padre, Figlio e Spirito Santo? Usano il termine «Trinità»? Come si pongono dinanzi al Credo cattolico?

Rispetto agli Ebrei Ortodossi c’è il desiderio e la capacità di leggere, interpretare e vivere la Parola ispirata nel Nuovo Testamento. Per noi cattolici vi è la profezia di Abacuc “Il giusto vivrà per fede”(secondo oracolo) ripresa nel capitolo 1,17 della Lettera ai Romani.

Quali pratiche religiose seguono e perché se sono state annullate da Gesù sulla croce? Credono di essere salvati dalle opere della legge? (vedi Efesini 2,8-9; Atti degli Apostoli 15,1; Romani 8.14; Galati 4,6; Filippesi 3,3-8). A tal riguardo nella lettera ai Galati 2,16- 21 è scritto: “Sapendo tuttavia che l’uomo non è giustificato per le opere della Legge ma soltanto per mezzo della fede in Gesù Cristo, abbiamo creduto anche noi in Cristo Gesù per essere giustificati per la fede in Cristo e non per le opere della Legge; poiché per le opere della Legge non verrà mai giustificato nessuno. In realtà mediante la Legge io sono morto alla Legge, affinché io viva per il Signore. Sono stato crocifisso con Cristo, e non vivo più io, ma Cristo vive in me. E questa vita, che io vivo nel corpo, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha consegnato se stesso per me. Dunque non rendo vana la grazia di Dio; infatti, se la giustificazione viene dalla Legge, Cristo è morto invano”. Così come anche in Tito 3,4-7   leggiamo: “Ma quando apparvero la bontà di Dio, salvatore nostro, e il suo amore per gli uomini, egli ci ha salvati, non per opere giuste da noi compiute, ma per la sua misericordia, con un’acqua che rigenera e rinnova nello Spirito Santo, che Dio ha effuso su di noi in abbondanza per mezzo di Gesù Cristo, salvatore nostro, affinché, giustificati per la sua grazia, diventassimo, nella speranza, eredi della vita eterna”.

E’ importante capire bene la dottrina della giustificazione, tuttavia su questo c’è un accordo che si è raggiunto con i fratelli della Riforma, con i Protestanti. Anche gli Ebrei Messianici s’inseriscono in questa controversia ed è un tema che viene continuamente approfondito e studiato.

Gli Ebrei Messianici sono in continuo movimento, alla ricerca di come vivere strettamente uniti tra loro come discepoli ebrei di Gesù, senza proporsi alcun modello storico da seguire?

Gli Ebrei Messianici ci ricordano l’essenza e la verità del primo grande scisma chiamato anche “protoscisma”, cioè ci ricordano che Gesù è ebreo, che lo è per sempre, che ebrei erano la Vergine Maria, Giuseppe di Nazareth, i primi discepoli. Anche dopo la Pasqua ultima di Gesù, negli Atti degli Apostoli si racconta che gli ebrei, Pietro in particolare e gli altri discepoli continuavano ad andare a pregare al tempio di Gerusalemme proprio come avrebbero fatto degli ebrei praticanti. A tal proposito riporto una frase di un famoso teologo Protestante svizzero vissuto tra il XIX e il XX secolo, Karl Barth : ” Non c’è che una vera grande questione ecumenica, il nostro rapporto con l’Ebraismo”.

Quanti sono e in quali Paesi c’è maggiore concentrazione di Ebrei Messianici?

Stanno crescendo numericamente rispetto agli Ebrei Ortodossi, soprattutto in Israele, negli Stati Uniti d’America e anche in Europa, dove in passato ci sono state significative presenze come quelle dei Chassidim (Ebrei sapienti vissuti in Polonia, Ucraina), comunità sterminate durante gli anni della Shoah. Proprio qui gli Ebrei Messianici sono ritornati fondando delle Congregazioni equivalenti alle nostre parrocchie.

Le numerose comunità ebraiche vivono la propria identità ebraica, formulano la loro fede in Yeshuah HaMashiah, vivono e celebrano il loro culto in modo diverso: alcune sono simili a varie correnti del cristianesimo protestante ed evangelico, altre piu’ vicine al   culto tradizionale ebraico ed altre ancora si rifanno al rabbinismo ortodosso. Anche qui ci sono divisioni? Non c’è un’autorità centrale che assicuri uniformità di lingua, di definizioni e di pratica? 

No. Nell’Ebraismo come in tutte le altre religioni abbiamo molte divisioni. Ci sono Ebrei Ultraortodossi che si caratterizzano per il loro abbigliamento ed acconciature di capelli, Ebrei Ortodossi, Ebrei Ortodossi più moderati, Ebrei Riformati che permettono alle donne di diventare “rabbine”, cosa che non esiste nell’Ebraismo tradizionale. Gli Ebrei Messianici per non creare contrasti con gli ebrei tradizionali, non formano alcun rabbino nelle proprie scuole.

Il Movimento Ebraico lo definisce un tipo di Ebraismo che conferma la loro relazione con la fede religiosa e con lo stile di vita del popolo ebraico che ha vissuto nel corso della sua storia?

Si.  Rivaluta ed evidenzia molto la categoria biblica di “Regno” quando si parla di Regno d’Israele o si pensa storicamente all’epoca in cui Israele è stato governato da un Re ed in particolare dal Re Davide. Noi cattolici attendiamo la seconda venuta del Signore, mentre gli Ebrei Messianici la prima venuta del Messia. Anche per noi sarebbe importante tornare a scoprire il valore e l’essenza della Regalità del Messia come gli Ebrei Messianici ci spronano a fare.

L’Ebraismo Messianico rappresenta la risurrezione di un Movimento molto antico?

L’Ebraismo è una religione preesistente al Cristianesimo. Giovanni Paolo II visitando nel 1986 la sinagoga di Roma ha chiamato gli Ebrei “I nostri fratelli maggiori” e quindi sarà fondamentale provare a sintonizzarci sulle loro lunghezze d’onda, liberandoci da pregiudizi, come quello di credere che tutti i farisei al tempo di Gesù fossero ebrei grigi, cioè di colore negativo.

Credono che la restaurazione della vita ebraica comunitaria nel corpo di Cristo avverrà in contemporanea al «ritorno» nella terra d’Israele? Le due cose annunciano la fine dei tempi, quindi il Movimento Messianico può essere considerato un “segno escatologico”?

Sicuramente. Essi c’incoraggiano e ci fanno porre l’attenzione sulla parusia, il ritorno definitivo di Gesù nella gloria (vedi cap. 25 san Matteo e Apocalisse 19,7-9, Gesù incontra la sua sposa, La Chiesa), dopo averlo accolto la prima volta nella sua debolezza, nel suo annientamento. Gli Ebrei Messianici invece aspettano il Messia, un Re che restaurerà tutto, inaugurerà un regno di giustizia secondo le profezie di Isaia, quando tutte le guerre saranno finite e ci sarà la pace ovunque sulla terra. 

E’ vero che molti Ebrei Messianici hanno ereditato, nei confronti della Chiesa cattolica, una certa ostilità, che si fonda sulla memoria storica ebraica ed è rafforzata dal sospetto nutrito dai protestanti evangelici nei confronti dei cattolici?

No. Se così fosse non avrebbero partecipato alla serie d’incontri svoltisi da anni in modo sperimentale sempre in questa sede. Sono stati pubblicati diversi articoli a tal riguardo su riviste di Teologia Cattolica anche da parte di un noto teologo ebreo-messianico Mark Kinser nel 2010. Gli artefici della Shoah che hanno perseguitato gli Ebrei erano fedeli battezzati o nella Chiesa Cattolica o nella Chiesa Protestante, non ebbero alcuno scrupolo nel far deportare e far uccidere milioni di ebrei.

Cosa è cambiato dal primo incontro internazionale del 2002 che ha avuto luogo sempre in questa sede?

Credo che ci sia maggiore consapevolezza, perché sono stati pubblicati testi che fanno pensare anche a nuove possibilità di dialogo. Si parla infatti di una ecclesiologia bilaterale, consistente nel fatto che il discorso sulla Chiesa non dovrebbe partire solo da presupposti cattolici, ma dovrebbe essere fondato criticamente anche su presupposti propri della religione ebraica. Forse un giorno si arriverà ad un catecumenato per accogliere nella Chiesa Cattolica infedeli ebrei messianici che volessero conservare l’appartenenza all’Ebraismo, come è già successo con alcuni Anglicani passati alla fede Cattolica conservando il patrimonio della tradizione Anglicana.

Gli Ebrei Messianici in questo catecumenato si farebbero battezzare?

Questo non lo so. Bisogna vedere che tipo di passi sarà in grado di compiere la prassi liturgica e teologica.

Nel 2008 con il documento del Vaticano II “Lumen gentium” si è trovato un accordo sul fatto che la costituzione originaria della Chiesa si fonda sull’unità tra la ecclesia ex Iudaeis (la Chiesa proveniente dalla circoncisione) e la ecclesia ex Gentibus (la Chiesa proveniente dalle nazioni). Si è quindi costituita la base per ulteriori dibattiti relativi alle problematiche teologiche -dottrinali che dovete affrontare. Quali passi sono stati compiuti in questi anni sui temi più controversi come il Battesimo, l’Eucaristia, il sacerdozio, la successione apostolica?

Questa domanda fa pensare alla divisione primigenea. Quando si entra nella Basilica di S. Sabina sul Colle Aventino a Roma, osserviamo sulla controfacciata un Mosaico che raffigura le due anime della Chiesa: la Ecclesia ex circumcisione (la Chiesa Madre derivante dall’Ebraismo) e la Ecclesia ex Gentibus (la Chiesa dei Gentili) portata avanti da San Paolo Apostolo. Circa 10 anni fa la Chiesa Cattolica ha pensato di avviare un dialogo semiufficiale tra le due chiese, in quanto ci sono organismi e persone preposte a fare questo nel Dicastero per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, a cui gli ebrei Messianici hanno sempre fatto riferimento e questo rappresenta un segno importante.

Cosa dire sull’unità del corpo di Cristo (l’abbattimento del «muro di separazione» tra ebrei e gentili in Cristo, Ef 2,14) e il significato teologico dell’attaccamento ebraico al suo essere popolo e alla terra?

Pensando ad Israele usiamo l’Espressione “Terra Santa”, ma questo non dice nulla agli ebrei.  Non si dovrebbe nominare parlando con loro neanche la Palestina, perché essi combattono per reimpossessarsi della propria terra, quindi per andare incontro alle loro istanze bisognerebbe chiamarla “Terra Promessa”, riservata da Dio a loro per vivere.

Un dialogo che porta alla pace è quello indicato dalla Verità che è Gesù Cristo. “Io sono la via, la verità, la vita.  Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto». Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: «Mostraci il Padre»? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? (Giovanni 14, 5- 10).

Queste parole ci rivelano la vera essenza di Gesù, ma sono già il frutto di una elaborazione teologica, perché Gesù non ha mai espressamente voluto dichiarare di essere figlio di Dio; ha invece rivelato la sua identità di figlio dell’uomo, parlando della sua missione nel popolo d’israele, di cui ha preso sempre maggiore e migliore consapevolezza. Una cosa è la missione di Gesù per come lui la vive nel giorno del suo battesimo nel fiume Giordano, un’altra cosa è la sua missione per come la incarna, la vive e la interpreta sul legno della croce alla fine della sua avventura umano-divina. Incontrando gli Ebrei Messianici torniamo alle parole del vecchio Simeone che profetizza nel tempio di Gerusalemme accogliendo tra le braccia il Bambin Gesù: “Questa è la luce che illuminerà tutti i popoli, la gloria dello stesso popolo d’Israele”. E’ come se gli Ebrei fossero a noi grati, perché il propagarsi della fede Cattolica, ha permesso all’Ebraismo di raggiungere gli estremi confini della terra portando frutti.

Avete fatto altri passi in avanti in questi giorni per raggiungere il fine auspicato?

E’ stato bello incontrarsi e ancora più bello vedere la partecipazione dei fratelli Ortodossi, e di alcuni fratelli della Riforma. E’ come essere stati illuminati noi Cattolici per primi, da un sole più grande nato in oriente, che è lo stesso Gesù di Nazareth. Anche nel messaggio che Papa Francesco ha scritto per la giornata mondiale della povertà si è fatto riferimento alla città di Gerusalemme, all’operaio di Nazareth e ai pastori di Betlemme. E’ stato un messaggio impregnato di teologia e di vita, che provengono dall’Ebraismo.

Avete partecipato alla celebrazione eucaristica al termine del convegno come segno di unità del popolo di Dio?

Durante la celebrazione dell’Eucaristia gli Ebrei Messianici hanno vissuto ai loro posti la nostra liturgia; abbiamo pregato insieme con loro, per loro. Alla fine abbiamo riproposto la benedizione di Aronne presente nel libro dei Numeri (6,22-27) ed inserita nel Messale romano, una benedizione propria del popolo ebraico e che noi Cattolici abbiamo fatto nostra; la stessa benedizione la scrisse san Francesco d’Assisi sulla pergamena per Frate Leone. Neanche gli Ortodossi e i fratelli della Riforma hanno ricevuto la comunione. Aspettiamo la possibilità di passare da un ecumenismo spirituale che consiste nel dialogare e nel pregare insieme ad un ecumenismo visibile, di cui una delle manifestazioni concrete è la ospitalità eucaristica, ovvero l’intercomunione, un traguardo non ancora conseguito.

Cinzia Notaro

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