Medioevo: 14 domande al prof. Giuseppe Perta

Il Medioevo iniziato nel 476  d.C. con la caduta del Sacro Romano Impero di Occidente e terminato nel 1492 con la scoperta dell’America da parte di Cristoforo Colombo è davvero stato un periodo oscuro? Durato per ben 10 secoli (“Alto Medioevo” dal 476 all’anno 1000 d. C. circa e “Basso Medioevo” dal 1000 al 1492 d.C.) rappresenta un’età di mezzo tra l’età antica e l’età moderna. 

Proviamo a  riscoprire  quest’epoca ormai lontana con il prof. Giuseppe Perta che insegna Storia medievale  presso l’Università degli Studi di Napoli “Suor Orsola Benincasa”.

Quanta verità c è nel definire “tenebroso” questo periodo storico?

Tutte le epoche storiche hanno momenti più o meno tenebrosi. Non sono stati cupi, per noi, gli anni della seconda guerra mondiale o quelli dell’isolamento cui siamo stati costretti tra il 2020 e il 2021? E non è forse tenebrosa, specie per chi la vive da vicino, la guerra che si combatte in Ucraina e in Palestina? Quello che noi chiamiamo Medioevo è stato un periodo di tenebre e di luci, come tutti gli altri.

In rapporto al secolo in cui viviamo, la vita sociale, culturale e politica era più ricca e prosperosa?

Non si può parlare astrattamente ma, se penso all’Italia, che a quell’epoca non era ancora un’entità politica, potremmo sostenere che soprattutto gli ultimi secoli del Medioevo furono per la Penisola un periodo di grande prosperità economica e culturale.

Quali fondamentali rivoluzioni culturali hanno portato le tre icone della lingua italiana: Dante, Petrarca e Bocaccio?

Dante, Petrarca e Boccaccio sono il simbolo di un’unità nazionale che precede di ben cinque secoli l’unità politica della Penisola, e sono pure – anche se per motivi diversi – simboli di una cultura non limitata, nello spazio, alla sola Toscana di cui sono originari, e, nel tempo, al Medioevo in cui vissero. Essi costruirono le basi dell’Umanesimo, del Rinascimento e persino del Risorgimento.

A cosa si andò incontro con la formazione dei regni romano-barbarici?

Le grandi migrazioni dei primi secoli dopo Cristo portarono effettivamente alla formazione di regni che, dopo la fine dell’Impero Romano d’Occidente, costituirono le tessere del nuovo puzzle culturale europeo. Basti pensare alle lingue o ai nomi stessi dei luoghi derivanti dall’apporto di quelle genti. Francia deriva da franchi, anglosassone da angli e sassoni, Lombardia da longobardi, e via discorrendo.

Nel 732 fu fermata l’avanzata dell’Islam in Europa, mentre oggi sembra che stiamo subendo una invasione, vero?

La battaglia di Poitiers del 732 ha avuto forse una risonanza maggiore rispetto al suo peso effettivo, ma ebbe una qualche importanza. Piuttosto, andrebbe ricordato più spesso che nel 717 l’imperatore bizantino salvò Costantinopoli dagli stessi musulmani, e quella sì che fu una battaglia decisiva. Per quanto riguarda l’oggi, non parlerei di invasione, giacché – e questo vale anche per le cosiddette invasioni barbariche – l’unico fil rouge che caratterizza la storia del Mediterraneo è la sua forza centripeta, la sua capacità, cioè di attirare popoli che vengono da lontano in cerca di migliori condizioni di vita.

Come si diffusero il feudalesimo, il cristianesimo ed il monachesimo?

Si tratta di tre temi complessi. Non basterebbe un intero corso universitario per sviscerarli. Però le tre cose hanno un tratto in comune, cioè la diffusione del cristianesimo che, scendendo a patti con l’Impero di Costantino, s’incuneò nelle strutture politico-sociali del Medioevo europeo.

Qual era il modo di gestire e organizzare il potere e la società? 

Per quasi tutto il Medioevo, i rapporti di potere erano fondati su relazioni di tipo privatistico. I signori trattavano i territori, e talvolta i sudditi, come fossero una cosa personale, che potevano ereditare, suddividere, accorpare. 

Dalle monarchie nazionali in Europa, ai Comuni e alle Signorie in Italia: il potere si laicizza e nasce una nuova cultura mercantile con una propria lingua volgare? 

Questi sono alcuni degli elementi che caratterizzano ciò che in didattica definiamo Basso Medioevo, cioè un’epoca di grandi cambiamenti e di apertura degli orizzonti economici e culturali. 

La donna e l’amore erano sempre al centro delle poesie cantate a corte dai giullari? 

Diciamo che a partire dal Duecento si sviluppa in Provenza e poi anche in Italia un genere di poesia, detta appunto cortese, il cui tema principale è l’amore del poeta per la “sua” donna.

Come era vista la figura femminile nel suo modo di vestire e agghindarsi? Era più difficile corteggiarla e conquistarla?

Non si può generalizzare, le donne e gli uomini vivono vite complesse e differenti a seconda dei secoli, dei luoghi, delle condizioni economiche e sociali. Certamente, è più difficile corteggiare oggi, anche perché l’idea di “conquista” della donna è venuta meno. Giustamente, direi. 

E’ vero che la musica  veniva considerata come una connessione tra matematica e astronomia?

Nella storia della pedagogia, al Medioevo si associano, sintetizzando, due tipi di insegnamento: uno di tipo letterario, l’altro scientifico. Il primo si chiamava trivio e comprendeva la grammatica, la retorica e la dialettica; il secondo si chiamava quadrivio e comprendeva l’aritmetica, la geometria l’astronomia e anche la musica.

Può descrivere le scoperte più significative e le invenzioni fatte durante il Medioevo?

Sono tante le scoperte del Medioevo. Potrei citarne diverse e, forse, ruberei troppo spazio. Ne ricordo una che in questo momento mi è essenziale. E mi riferisco agli occhiali, che sono un’invenzione del Pieno Medioevo. Il merito, forse, è di Venezia, dove la lavorazione del vetro era già allora molto sviluppata.

Quali le caratteristiche della scultura, della pittura e dell’architettura medievale? 

Anche qui, mi vedo costretto a sintetizzare. Perché il Medioevo è un periodo di mille anni, e comprende l’arte bizantina, quella longobarda, le cattedrali romaniche e gotiche e forse persino la pittura di Masaccio. Certamente comprende quella del suo maestro, Masolino da Panicale. Ma, se devo pensare a una caratteristica, direi la luce, proprio perché pone l’accento su ciò che generalmente non si associa al Medioevo: la luce delle vetrate delle cattedrali, delle corone e delle armature scintillanti, delle cornici dei polittici. Il Medioevo è luminosissimo.

Sebbene si siano fatti molti passi avanti, c’è  qualcosa  che nella società odierna manca fino al punto da farle affermare: “Che bello se si vivesse nel  Medioevo”!

No, per carità! Se fossimo nel Medioevo, probabilmente a questo punto della mia vita sarei già morto, in battaglia o per una qualche malattia. E poi immagino che i vini fossero pessimi, di certo l’inverno era veramente troppo freddo per un freddoloso come me e i libri troppo cari per uno studioso. Inoltre non avrei potuto giocare a padel, la mia seconda passione. Certo, c’erano le università e l’insegnamento, e forse quello mi sarebbe bastato, ma, scherzi a parte, forse gli uomini di oggi possono invidiare ai medievali il senso profondo della spiritualità, la ferma convinzione, e non solo la flebile, recondita speranza, di un’altra vita dopo quella terrena.

Cinzia Notaro