20 luglio 1974: la Turchia aggredisce Cipro

Quarantanove anni fa la Turchia con Primo Ministro Mustafa Bülent Ecevit (esponente del Partito Popolare Repubblicano ed in seguito del Partito della Sinistra Democratica) aggredì Cipro in violazione di ogni norma di diritto internazionale e di legittimità, e da allora occupa illegalmente il 37% del suo territorio che, ricordiamo in tempi in cui si parla di difesa di Stati aggrediti, appartiene all’Unione Europea. 

Come ogni anno anche oggi le città della Cipro non occupata ricordano e pregano in memoria dei caduti in un clima di solidarietà nazionale che non ammette divisioni tra partiti e fazioni poiché la memoria è comune e condivisa.  

49 anni fa, il 20 luglio del 1974, i soldati turchi sbarcavano sulla costa settentrionale di Cipro in una “operazione di mantenimento della pace” denominata, non a caso, “Attila” mentre paracadutisti e forze di fanteria occupavano Kyrenia. Nel giro di tre giorni erano commesse le più brutali atrocità: esecuzioni, stupri, arresti di prigionieri, distruzione di chiese e soprattutto operazioni di sradicamento, quello stesso sradicamento che gli armeni prima, i greci del Ponto, successivamente ed ancora i greci e levantini nel 1922, con l’incendio della città di Smirne, subirono e che non hanno ancora dimenticato. 

Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU, di fronte a tale operazione, approvava la Risoluzione 353 chiedendo il cessate il fuoco e il ritiro delle truppe di occupazione da Cipro, mentre il Consiglio dei rappresentanti permanenti dei paesi membri della NATO, di quella stessa NATO che oggi sostiene la “resistenza” ucraina, era riunita a Bruxelles senza però prendere una netta posizione. 

E mentre l’Occidente, per dirla con il compianto Pizzul, cincischiava, la Turchia, nelle prime ore del 14 agosto 1974 procedeva con l’operazione “Attila 2” estendendo la sua illegittima occupazione. 

I numeri: 3.000 morti, 162.000 greco-ciprioti sfollati; i 20.000 greco-ciprioti e maroniti che avevano deciso di non lasciare le loro case nel territorio occupato a costo di vessazioni, restrizioni di movimento, negazione dell’accesso a cure mediche e istruzione adeguate alla fine cedettero lasciando le loro case e restando i numero non superiore ai 300.  Migliaia i greco-ciprioti arrestati e detenuti in campi di concentramento a Cipro, oltre 2.000 i prigionieri di guerra trasportati e detenuti nelle carceri in Turchia. Migliaia le persone di cui non si sa più nulla. Le violazioni dei diritti dell’uomo, l’usurpazione dei diritti di proprietà e la massiccia colonizzazione dei territori occupati, la distruzione di monumenti segno dell’identità di un popolo, la devastazione e profanazione delle chiese, la segregazione su base etnica, la violazione delle risoluzioni ONU sono le tappe di un dramma che arriva fino ai giorni nostri mentre Nicosia resta l’ultima capitale attraversata da un muro in Unione Europea.

Paolo Scagliarini