Cristo è risorto! Il Signore è veramente risorto!

Cristo è risorto! Il Signore è veramente risorto! Questi sono i saluti che, dalla domenica di Pasqua sino alla solennità dell’Ascensione, i Cristiani d’oriente si scambiano ogni volta che si incontrano. Cristo è risorto! Il Signore è veramente risorto! Assuefatti in questa parte del globo al più sbrigativo buona Pasqua!  questo continuo risuonare dell’evangelo, della buona notizia, porta a riflettere sulla abitualità dei rituali che, a lungo andare, se non supportati da una continua e profonda meditazione, portano il credente a non soffermarsi più al contenuto ed al significato delle parole che pronuncia.

Cristo è risorto! L’Annuncio dell’angelo alle mirofòre, in oriente, risuona a distesa sulla bocca dei battezzati in Cristo come il rintocco delle campane in una verde vallata di montagna. A questo fa eco l’atto di fede: il Signore è veramente risorto!

Di fronte ad una tale affermazione si potrà rimanere inerti e indifferenti, si potrà rispondere con un atteggiamento di sufficienza o di saccenteria rispetto a portatori dell’annuncio, magari guardandoli pure con atteggiamento di compassionevole superiorità.  In altri casi, l’evangelo potrà essere occasione di un magnifico esercizio di erudizione, per salire su un piedistallo ed ergersi a maestri; su di esso ci sarà anche chi costruirà fortune e carriere.

In taluni casi, però, questo annuncio è preso sul serio: Cristo è risorto! Sentite come suona differente? Non si può rimanere freddi e distaccati; tutto ciò che avevamo, vedevamo, valutavamo passa in secondo piano anzi viene trasmutato da questa notizia. Cristo è risorto! Dunque, non finisce tutto qui!

Sovente ci lamentiamo di come vadano le cose in questo mondo, ci lasciamo prendere dall’angoscia per l’incertezza del futuro, per le ristrettezze economiche o magari per problemi di salute, ma la notizia che Cristo è risorto fa superare ogni malessere, sofferenza, angheria, malattia: Cristo, il nuovo Adamo, ha calpestato la morte con la morte, e a coloro che erano nei sepolcri ha donato la vita.

Affermare che Cristo è risorto e poi temere gli inganni e le illusioni di cui è capace questo mondo, è contraddittorio quando e quanto non veritiero.  

Chi afferma con fede che Cristo è risorto, non ha alcun timore se non quello di Dio e tutto il resto assume, di fronte all’Assoluto divino, la sua giusta collocazione nella scala delle priorità e delle caducità: comincia a vivere la piena libertà!

Cristo è risorto! Questa affermazione illumina e dà senso a tutti gli insegnamenti che Lui stesso ci ha lasciati. Ed infatti, i primi annunciatori, alla luce della sua risurrezione, alla luce della promessa mantenuta si distinguevano per la loro condotta di vita magistralmente impostata nella Didaché e descritta nella Lettera a Diogneto:

“I cristiani né per regione, né per voce, né per costumi sono da distinguere dagli altri uomini. Infatti, non abitano città proprie, né usano un gergo che si differenzia, né conducono un genere di vita speciale. La loro dottrina non è nella scoperta del pensiero di uomini multiformi, né essi aderiscono ad una corrente filosofica umana, come fanno gli altri. Vivendo in città greche e barbare, come a ciascuno è capitato, e adeguandosi ai costumi del luogo nel vestito, nel cibo e nel resto, testimoniano un metodo di vita sociale mirabile e indubbiamente paradossale. Vivono nella loro patria, ma come forestieri; partecipano a tutto come cittadini e da tutto sono distaccati come stranieri. Ogni patria straniera è patria loro, e ogni patria è straniera. Si sposano come tutti e generano figli, ma non gettano i neonati. Mettono in comune la mensa, ma non il letto. Sono nella carne, ma non vivono secondo la carne. Dimorano nella terra, ma hanno la loro cittadinanza nel cielo. Obbediscono alle leggi stabilite, e con la loro vita superano le leggi. Amano tutti, e da tutti vengono perseguitati. Non sono conosciuti, e vengono condannati. Sono uccisi, e riprendono a vivere. Sono poveri, e fanno ricchi molti; mancano di tutto, e di tutto abbondano. Sono disprezzati, e nei disprezzi hanno gloria. Sono oltraggiati e proclamati giusti. Sono ingiuriati e benedicono; sono maltrattati ed onorano. Facendo del bene vengono puniti come malfattori; condannati gioiscono come se ricevessero la vita. Dai giudei sono combattuti come stranieri, e dai greci perseguitati, e coloro che li odiano non saprebbero dire il motivo dell’odio”.

Esempi di chi ha testimoniato Cristo anche non curandosi di perdere la propria vita terrena ne abbiamo tanti ieri come oggi. Pensiamo ad esempio ad Abo di Tiflis (Tiblisi) uomo di Bagdad che nato musulmano si convertì a Cristo e rifiutatosi di rinnegarlo fu condannato a morte il e 6 gennaio del 786  a Tiflis, oppure ai coniugi Shehzad e Shama, quest’ultima al quarto mese di gravidanza, che in Pakistan il 4 novembre del 2014 sono stati presi da una folla di 400 musulmani, cosparsi di benzina e gettati in una fornace per cuocere i mattoni, dove sono bruciati vivi con l’accusa, poi risultata infondata, di blasfemia.

Questi, insieme ai tanti santi noti e sconosciuti, sono certamente coloro i quali al Cristo è risorto!  hanno risposto con tutto sé stessi sì il Signore è veramente risorto! Confidiamo nella grazia di essere anche noi con loro nella nostra quotidianità e nel momento della prova suprema.

Paolo Scagliarini