La storia del vampirismo in Armenia: dalle credenze antiche al folklore moderno

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L’Armenia, come è noto, è una terra di antiche tradizioni e crocevia di culture tra Oriente e Occidente, custodisce un ricco patrimonio di credenze popolari che include anche figure vampiriche uniche nel panorama del folklore mondiale. La storia del vampirismo armeno affonda le radici in tradizioni pre-cristiane e si intreccia con la complessa storia di questo popolo, creando un corpus di leggende che si distingue notevolmente dalle più note tradizioni vampiriche europee.

Le prime tracce di creature vampiriche nella tradizione armena risalgono alle credenze pagane precedenti l’adozione del cristianesimo nel 301 d.C. In questo periodo, la cosmologia armena era popolata da spiriti maligni chiamati dev e vishap, draghi e demoni che potevano assumere forme umane e nutrirsi dell’energia vitale degli esseri viventi.

La figura più antica riconducibile al vampirismo è quella dell’Alk, uno spirito malvagio che si manifestava principalmente come minaccia per le donne in gravidanza e i neonati. Secondo le tradizioni popolari, l’Alk poteva assumere diverse forme – da quella di un uomo attraente a quella di un animale – e si nutriva del sangue e del respiro delle sue vittime.

Con l’adozione del cristianesimo come religione di stato sotto il re Tiridate III, molte delle antiche credenze pagane furono reinterpretate attraverso la lente cristiana. Le creature vampiriche non scomparvero, ma furono trasformate in demoni o spiriti dannati, spesso associati a persone che avevano vissuto una vita peccaminosa o erano morte in circostanze tragiche.

Durante questo periodo emerge la figura del Dakhanavar, forse la più caratteristica delle creature vampiriche armene. A differenza dei vampiri europei che succhiano il sangue dal collo, il Dakhanavar attaccava le vittime bevendo il sangue dai piedi. Questa peculiarità riflette probabilmente antiche credenze legate ai rituali di purificazione e alla sacralità delle estremità del corpo.

Le invasioni arabe, selgiuchide e mongole dei secoli VII-XIII portarono nuove influenze culturali che arricchirono il folklore vampirico armeno. Durante questo periodo turbolento, le storie di vampiri spesso riflettevano le paure collettive legate alla guerra, alla carestia e alle epidemie.

Il Gharandini divenne una figura ricorrente nelle narrazioni di questo periodo: un vampiro che appariva come una bella donna per sedurre i viaggiatori solitari, per poi nutrirsi del loro sangue. Questa figura incorporava elementi sia delle tradizioni armene che di quelle islamiche, dimostrando come il folklore si adattasse alle nuove realtà culturali.

Sotto il dominio ottomano, le tradizioni vampiriche armene subirono ulteriori trasformazioni. Le storie di vampiri divennero spesso veicoli per esprimere la resistenza culturale e la paura dell’assimilazione forzata. Il vampiro iniziò a rappresentare non solo una minaccia soprannaturale, ma anche simbolicamente l’oppressore straniero che “succhiava” la vita dalla comunità armena.

Durante questo periodo si sviluppò anche la credenza nei Anakhtak, spiriti di persone morte violentemente che tornavano per tormentare i vivi. Questi esseri condividevano molte caratteristiche con i vampiri, ma erano più strettamente legati ai concetti di giustizia e vendetta.

La tradizione armena sviluppò un complesso sistema di protezioni contro le creature vampiriche. Tra i metodi più comuni:

  • Amuleti religiosi: Croci, icone e versetti biblici erano considerati potenti deterrenti
  • Piante protettive: L’aglio, il biancospino e certe erbe aromatiche venivano utilizzate per tenere lontani gli spiriti maligni
  • Rituali di purificazione: Incenso e acqua benedetta erano usati per purificare case e persone
  • Protezioni architettoniche: Simboli sacri scolpiti sulle porte e finestre delle case

Il genocidio armeno del 1915-1923 segnò una cesura drammatica nella trasmissione delle tradizioni popolari. Molte storie e credenze andarono perdute con la dispersione del popolo armeno. Tuttavia, nelle comunità della diaspora, il folklore vampirico assunse nuovi significati, spesso utilizzato per elaborare il trauma collettivo e mantenere viva l’identità culturale.

Il vampirismo armeno presenta caratteristiche uniche che lo distinguono dalle tradizioni vampiriche di altri paesi:

  • Diversità nelle modalità di attacco: Mentre i vampiri europei si concentrano tipicamente sul collo, quelli armeni attaccano varie parti del corpo
  • Forte connessione con la maternità: Molte creature vampiriche armene sono specificamente associate alla minaccia verso madri e bambini
  • Integrazione religiosa: Le credenze vampiriche si sono integrate più organicamente con il cristianesimo rispetto ad altre tradizioni

Oggi, nelle comunità armene sparse nel mondo, sopravvivono ancora tracce delle antiche credenze vampiriche, spesso trasmesse attraverso racconti familiari e tradizioni orali. In Armenia, con la rinascita dell’interesse per il patrimonio culturale nazionale, studiosi e antropologi stanno documentando e preservando queste tradizioni.

Carlo Coppola – Ilaria Tatò